La storia dell’Handfasting ha origine probabilmente nella notte dei tempi, e come tale è stata cambiata, modificata e realizzata in tantissimi modi diversi e con motivazioni diverse lungo tutta la storia.
Tuttavia, per quanto si parli di riti di legatura delle mani fin dal 7000 a.C., le prime vere testimonianze dell’Handfasting più o meno come lo conosciamo oggi, risalgono ai primi secoli dopo Cristo, quando la religione cristiana pervase i territori della Britannia, della Caledonia (l’attuale Scozia) e dell’isola di Eriu (l’Irlanda).
Perché un rito di fama pagana dovrebbe avere origine quando il cristianesimo si diffonde?
La spiegazione più banale è che a questo periodo risalgono le prime testimonianze scritte di questo rito (ricordiamoci che la cultura celtica in senso lato era una cultura per lo più orale), e poi perché, come capitava sempre, la religione cristiana, e prima di essa quella romana, inglobava le usanze locali, facendole proprie e, appunto, cristianizzandole, un po’ come è successo per tutte le festività della ruota dell’anno che tuttora si festeggiano (più o meno consapevolmente).
Inoltre, in tempi antichi, il matrimonio era concepito come un semplice contratto tra famiglie e individui, e così era anche nel mondo celtico: il risvolto spirituale e religioso faceva parte di un’altra sfera, anche se capitava che le due si incrociassero (te ne ho accennato in questo articolo).
Nel tempo ovviamente il rito dell’handfasting si è declinato e modificato in molte forme, ma fino al ‘700 aveva come carattere principale il suo essere un patto di sangue.
Difatti si svolgeva facendo una piccola incisione sui polsi della coppia, che in seguito univa le mani. Il sacerdote o sacerdotessa legava le mani dei due, e, legandole, legava anche le loro anime, che sarebbero state capaci di ritrovarsi in tutte le vite a venire.
I celti per tradizione infatti credevano nella trasmigrazione delle anime, e che due che si amavano in questa vita si sarebbero potuti ritrovare sempre.
E da qui deriva la formula:
“Tu sei sangue del mio sangue e ossa delle mie ossa. Ti dono il mio corpo così saremo una cosa sola, ti dono il mio spirito finché l’anima nostra non sarà resa.”
Da principio, come sa chi ha visto Outlander (qui il mio articolo sul matrimonio ispirato alla serie di Jaime e Claire), l’handfasting aveva un duplice significato: quello che veniva inglobato effettivamente nella cerimonia religiosa, e che valeva dunque come matrimonio vero e proprio, è quello di matrimonio “di prova”.
La coppia che si univa con l’handfasting al cospetto di testimoni si considerava sposata per un anno e un giorno.
Se al termine di questo periodo i due volevano confermare l’unione, procedevano con il matrimonio regolare. Altrimenti si lasciavano e ognuno poteva continuare la propria vita rendendosi disponibile ad altri corteggiatori e promesse.
Ma come si svolge oggi l’Handfasting?
Oggi l’handfasting è tra i riti più usati e apprezzati, anche se la sua connotazione di “patto di sangue” è stata definitivamente accantonata.
Teoricamente non è un rito strettamente pagano, anche se nel paganesimo ha le sue origini e le sue applicazioni più frequenti. Infatti, come abbiamo visto, può essere incluso anche nella ritualistica religiosa, esattamente come hanno fatto Kate Middleton e il principe William durante il loro matrimonio.
I modi per svolgerlo sono diversi. Come tratto essenziale c’è ovviamente la legatura delle mani, attraverso dei nastri o dei drappi di stoffa.
Al contempo è molto importante, per chi vuole rispettare la connotazione spirituale di questo rito, la presenza dei 4 elementi, come per esempio:
- Un cerchio di pietre intorno all’altare,
- Una candela o un cero acceso,
- L’incenso acceso,
- Un’ampolla d’acqua.
I nastri possono essere in palette con i colori del matrimonio, oppure essere scelti in base al significato (bianco purezza, rosso passione, verde saggezza, etc…), o ancora possono essere invece che dei nastri dei drappi in stoffa ricamata o no (magari con l’eccesso di stoffa dell’abito sposa e sposo). Dovrebbero essere tre, in rappresentanza della famiglia della sposa, dello sposo e della nuova famiglia che i due insieme andranno a generare.
La legatura può essere fatta da un sacerdote o sacerdotessa, dai testimoni o dagli sposi stessi. Una volta legata, la coppia pronuncia la promessa, dopodiché il nodo non dovrà essere sciolto, ma le mani verranno sfilate di modo che il nodo resti intatto, poi stretto a simboleggiare l’infinito e conservato per sempre.
Le mani ad essere legate possono essere entrambe, tenendosi la destra con la destra e la sinistra con la sinistra (quindi a incrocio) a simboleggiare l’infinito, oppure la destra con la sinistra e la sinistra con la destra. O ancora solo le mani sinistre, dove si indossa la fede, tenendosi per mano o per i polsi.
La scelta ovviamente non può che dipendere dal desiderio degli sposi.
Come ogni rito simbolico, anche questo può essere completamente personalizzato in base alla storia e alle parole della coppia, può esistere da solo o inglobato nel rito civile, in Italia solo raramente in quello religioso con il permesso del sacerdote.
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Caterina