Selezionare i 10 abiti da sposa più insoliti del cinema è stata una delle sfide più difficili dalla nascita del TOW Journal. Perché?
Prima di tutto perché lo strano è negli occhi di chi guarda, e vi assicuro che per me sono molto normali anche gli abiti più assurdi.
In secondo luogo mi sono dovuta chiedere se pensare solo agli abiti utilizzati effettivamente dai personaggi per sposarsi nei rispettivi film, o se scegliere liberamente tra tutti gli abiti più o meno associabili a degli abiti da sposa.
Cosa ho scelto? La seconda strategia ovviamente: perché, come ben sai, il canone dell’abito sposa per me è molto relativo, anche se, salvo poche eccezioni, mi sono riferita soprattutto agli abiti realmente da sposa, con una certa inconsapevole preferenza per il vintage e soprattutto per Bella Baxter, ma questo lo vedremo alla fine.
Allora cominciamo: quali sono i 10 abiti da sposa più insoliti del cinema secondo The Other Wedding?
Partiamo dall’origine, da uno dei monster movie che ha fatto davvero la storia del cinema: Mae Clarke nel film Frankenstein del 1931. Un abito di Vera West completamente in pizzo corredato da un velo unico e straordinario sul modello (strettamente anni ‘30) del Juliet Cap Veil. Si tratta di un modello sottoveste scivolato che esalta le forme e le valorizza. Le maniche in pizzo gli danno un certo tocco romantico, ma è sicuramente il velo il vero tocco d’artista.
E visto che siamo in tema Frankenstein anche l’abito unusual numero 2 appartiene al film Bride of Frankenstein del 1935.
Un abito a colonna sempre di Vera West che veste alla perfezione Elsa Lanchester. È strano, è valorizzante, è unico nel suo genere, completato dalla mantella, dai guanti e dalle maniche arricciate, un po’ gotico un po’ contemporaneo, decisamente perfetto per la sposa di Frankenstein.
Nella nostra classifica degli abiti più insoliti del cinema non potevo escludere Via Col Vento, che tra gli 11 Oscar vinti annovera anche quello per i costumi.
Va detto che lungo tutto il film i vari abiti di Rossella O’Hara raccontano la sua situazione particolare, stati d’animo e fase del film. E anche questo in un qualche modo rappresenta l’immaturità di Rossella di questa prima fase della sua storia, e anche la “non perfezione” di questo matrimonio, voluto per ripicca, orgoglio e impulsività (varie caratteristiche della protagonista del film).
Da cosa lo notiamo? Per esempio dalle maniche a palloncino molto grandi (a me hanno ricordato un po’ l’abito da matrimonio della principessa Diana), e dal tessuto prezioso in seta, i guanti e la vaporosità della gonna: tutto perfettamente elegante, tutto perfettamente concorde con l’epoca, eppure su di lei in qualche modo stona, se non per quei dettagli che creano movimento, che creano il cortocircuito che ci dice “va bene tutto, ma è sempre l’imprevedibile Rossella O’Hara che si sposa”.
Di abiti da sposa in “Come sposare un milionario” ne vediamo almeno tre, eppure è quello di Lauren Bacall ad aggiudicarsi il titolo di più insolito.
Lei, la più tosta e disillusa del trio, alla fine si ritrova a cedere, suo malgrado all’amore per un presunto non milionario, per poi scoprire alla fine (ma proprio alla fine) di essersi sistemata per tutta la vita sia per l’amore sia per la sicurezza finanziaria.
L’abito è decisamente insolito, sia per l’epoca in cui vigono le gonne a campana e non certo la forma a sirena, sia per il tessuto in pizzo così tremendamente boho, sia per quel cappello al posto del velo.
Perfetta, bellissima e assolutamente coerente con il suo stile.
Il quinto in classifica è la jumpsuit della bond girl del 1969 Diana Rigg (aka Lady Olenna del Trono di Spade se te lo stessi chiedendo, la cara regina di spine, nonché nonna di Margaery Tyrell).
Si tratta di un modello jumpsuit in pizzo a fiori 3D, estremamente all’avanguardia per il tempo ma anche per la nostra contemporaneità.
Dopo questa ventata di vintage per i primi 5 abiti più insoliti del mondo del cinema, ora devo necessariamente passare al moderno, escludendone ahimé di straordinari, come quello di Maryl Streep ne La mia Africa, o di Barbra Streisand in Funny Girl.
Quindi procediamo e con un balzo temporale passiamo al 1996 e a uno dei film che preferisco (e che tra le altre cose ha ispirato l’estetica del matrimonio di Gaia e Davide di cui ti ho raccontato qui): Romeo + Juliet.
Tutta la complessità ce la lasciamo alle spalle, infatti Claire Danes indossa per il matrimonio di Giulietta con il suo Romeo un abito in seta semplicissimo, evidentemente vintage preso dallo stile anni ‘50. I bottoncini e il colletto impreziosiscono l’abito, rendendolo assolutamente unico e indimenticabile, la gonna a ruota lascia scoperte le mary jane in color nude: il tutto è delicato coerentemente con la bellezza pura e ingenua di Giulietta.
Anche i guantini, un elemento più legato alla tradizione, tradiscono nei ricami floreali qualcosa di originale, delicato, romantico, la speranza di un nuovo amore che deve crescere. Questo che forse si posiziona tra i miei preferiti, è stato disegnato e creato dal premio Oscar Catherine Martin.
E a proposito di Catherine Martin, si aggiudicò il premio Oscar per i costumi di questo film del 2002.
Stiamo parlando di Moulin Rouge ovviamente e alla meravigliosa Satine, interpretata da Nicole Kidman.
Ecco, l’obiezione che potresti farmi è che questo non è un abito da matrimonio. Vero, ma come avrei mai potuto non inserirlo? Un abito senza spalline, con un corpetto che fascia ed esalta le forme della protagonista.
Per creare l’abito e in particolare i ricami in argento del corpetto e della gonna si sono ispirati allo stile Hindhi, il drappeggio sul fianco crea movimento sulla linea liscia della gonna, e poi vogliamo parlare degli accessori?
Tolta la collana, che è qualcosa di meraviglioso, ma soprattutto il copricapo, anch’esso ricamato in tulle e filo d’argento che incorona l’acconciatura della protagonista. Nota a margine: il trucco è insolito, elegante, di sicuro effetto per una sposa Unusual.
Nel 2008 invece abbiamo l’iconico abito di Carrie Bradshaw nel primo film di Sex and the City.
Un abito, come dice la stessa Carrie, capace di strappare una lacrima anche alla più scettica.
L’abito in questione è ovviamente quello firmato da Vivienne Westwood, regina della moda un po’ rock e un po’ romantica, che si è fatta sempre un baffo di etichette e canoni.
La seta luminosa, i due toni di colore, il corpetto senza spalline perfettamente fasciante, il movimento della gonna: non stupisce che una versione più corta e accessibile di questo vestito sia andata sold out nell’arco di poche ore dall’uscita del film.
Il tutto veniva ovviamente completato dal velo in seta, dal fermaglio in piume di pavone e dai tacchi in oro firmati Dior illuminati da cristalli Swarovski.
Questo è uno degli abiti da sposa che sicuramente ha più influenzato il gusto degli ultimi 16 anni.
E adesso ecco il mio personale dramma: so perfettamente quale sarà l’abito 10 della mia selezione, il gran finale che ho preparato per questo articolo sui 10 abiti da sposa più insoliti del cinema, ma quale mettere al numero 9? Forse il mini abito di Cameron Diaz in Notte Brava a Las Vegas? O quello di Lily James in Cenerentola? O ancora quello di Amanda Seyfried in Mamma Mia?
Capisci bene che si tratta di una scelta quasi impossibile, e quindi ho risolto scegliendo un abito molto diverso da quelli visti finora, forse non tra i più notati perché compare in brevi momenti e non su un attore protagonista. E dopotutto ho dedicato un intero articolo al matrimonio ispirato alla celebre saga (questo in particolare).
E quindi mi sembra coerente assegnare la nona posizione all’abito da sposa di Fleur Delacour in Harry Potter e i Doni della Morte (part. I) del 2010.
Un abito in organza disegnato dalla designer francese Jany Temime. Le due fenici nere ricamate in pizzo seguono le linee del vestito e del corpo dell’attrice Clemence Poesy, creando continuità lungo il corpetto, terminando il disegno sulla gonna, dove il movimento dell’organza sembra dare vita alle piume delle fenici.
Il romanticismo di quest’ abito è sottolineato proprio dalla presenza delle stesse fenici, che esattamente come il vero amore sono immortali (come ha dichiarato la stessa Tamime).
Il movimento dato dall’organza arricciata accentua ancor di più l’eleganza e la leggerezza del personaggio, quasi come se stesse fluttuando su una nuvola.
C’è solo una cosa che non ripeterei di quest’abito, assolutamente perfetto nel film ma secondo me meno nella realtà: l’accostamento netto di bianco e nero è troppo aggressivo e poco elegante. Probabilmente lo avrei preferito in tinta unita, magari con il ricamo in avorio o in una sfumatura di colore più leggera e sofisticata.
Infine eccoci al numero 10, l’ultimo di questa selezione dei 10 abiti da sposa più insoliti del cinema: l’abito da sposa di Bella Baxter in Poor Things, film già diventato di culto e candidato a 11 Oscar, tra cui anche ai migliori costumi.
Gli abiti vengono utilizzati per raccontare l’evoluzione e l’emancipazione del personaggio, dalla sua creazione fino alla fine. Per evitare spoiler non aggiungerò altro, se non che il vestito da sposa scelto per Bella Baxter mi ha lasciata a bocca aperta.
Le maniche a palloncino enormi, la crinolina, e in generale i tessuti estremamente rigidi, come in una gabbia, ma allo stesso tempo lasciando sempre qualcosa di scoperto o di trasparenza velata.
Lo stile si rifà all’epoca vittoriana, ma è evidente che sia tutto volutamente sbagliato e contaminato, tutto in un qualche modo eccentrico all’interno di una gabbia di normalità.
E poi quel velo legato, che copre il viso come una maschera, e che scende insieme alla massa di capelli nerissimi così caratteristici della protagonista. L’ho trovato subito straordinario e non potevo non lasciargli la posizione numero 10 di questa classifica.
Ed ora, quali sono i tuoi 10 abiti più insoliti del mondo del cinema?
Grazie per aver letto questo articolo,
spero ti sia stato utile!
Se vuoi approfondire come posso aiutarti,
puoi prenotare una consulenza conoscitiva gratuita con me
scrivendomi sui social, su whatsapp o per mail.
Trovi tutti i miei contatti qui.
A presto,
Caterina