Che valore aveva il matrimonio tra i Nativi Americani? Come si svolgeva? Quali erano i suoi principi fondamentali?
Ebbene, per rispondere a queste domande sul matrimonio tra i Nativi Americani probabilmente non basterebbe un libro di storia: il fascino di queste popolazioni, la loro cultura e lo stretto legame con il mondo naturale mi hanno sempre affascinata, e quindi ho deciso di parlartene, consapevole che in questa sede potrò giusto scalfire la superficie, destare in te forse un po’ di curiosità per questa cultura e magari ispirarti con una bellezza non abbastanza conosciuta e fin troppo spesso stereotipata.
Prima di tutto parlare di Nativi Americani vuol dire un po’ tutto e niente.
Tutto perché si tratta di popoli che hanno molto in comune tra loro, tra le altre cose il profondo legame con la terra, la natura strettamente primordiale ed essenziale, e lo stesso infausto destino.
Niente, perché con Nativi Americani si intende un insieme di tante tribù, o clan, di tanti sistemi diversi, di popoli che vanno dalle pianure centrali del continente americano, a quelli sulla costa atlantica e pacifica, sulle montagne, dal torrido deserto al gelido nord, le cui differenze nella ritualistica e nelle usanze sono quindi moltissime.
Stiamo dunque nel nostro, e vediamo un po’ come funzionava il matrimonio tra i Nativi Americani, sia come istituzione sia come sistema cerimoniale.
In generale i popoli Nativo-Americani costituivano famiglie allargate che si fondavano sulla coppia, su un legame quindi di tipo monogamico che si andava a inserire nelle dinamiche del clan, sostenendolo con il proprio lavoro e la propria cura.
Era assolutamente vietato il legame tra consaguinei, cugini e in generale di persone facenti parte del medesimo clan.
Nella maggior parte delle tribù, il sistema era di tipo matriarcale, dunque lo sposo entrava a far parte della famiglia della moglie.
La donna aveva un valore sacro per il suo stretto legame con la natura, con il grande spirito, con la capacità di creare la vita. Tant’è che alla prima mestruazione, le donne venivano allontanate dal gruppo, non perché ritenute impure, come la nostra mentalità occidentale ci potrebbe far pensare, ma in quanto si riteneva attraversassero un momento della vita sacro, durante il quale erano portate a riflettere sul proprio valore e futuro, un po’ come funzionava per le investiture dei cavalieri in epoca carolingia.
Da questo momento la donna poteva essere data in sposa. Ma come funzionava la scelta del marito?
Era sempre la donna a poter scegliere, e dopo un corteggiamento tacito tra i due, l’uomo poteva chiedere alla famiglia di lei l’onore di sposarla, scambiando doni anche molto preziosi, come vestiti, gioielli e cavalli: non si trattava di una compravendita, ma di una sorta di indennizzo.
La figlia rappresentava per la famiglia una ricchezza: darla in sposa significava privarsi di quel valore. Se i genitori non acconsentivano, capitava quella che da noi viene chiama la fuitina, ossia la fuga dei due che quindi mettevano la famiglia davanti al fatto compiuto.
Il matrimonio tra i Nativi Americani rappresentava un legame per la vita, anche se, per quanto raro, esisteva il divorzio, che si verificava in caso di tradimento dell’uno o dell’altra (con punizione fisica dell’adultero/a), o in caso di reciproco consenso alla separazione: in questo caso i beni venivano divisi tra i due e i figli stavano con la madre.
Si potevano risposare, ma sia in caso di separazione sia in caso di vedovanza non si trattava più di una cerimonia sacra come la vedremo tra poco, ma solo di un’unione che potremmo definire di fatto e socialmente riconosciuta.
Come si svolgeva dunque il rito del matrimonio tra i Nativi Americani?
Come ho scritto poco più su, le tribù erano tante e con usi molto diversi tra di loro, quindi qui di seguito ti racconterò qualche usanza, qualche possibilità di rituale matrimoniale tra i Nativi Americani, senza aver la presunzione di esaurire l’argomento né di generalizzare un’usanza per tutte.
Uno dei riti più comuni vedeva la coppia e i più intimi familiari all’interno di un cerchio sacro, con al centro il fuoco propiziatorio.
Intorno a loro l’intera comunità.
Per prima cosa gli sposi venivano aspersi con l’incenso della salvia bianca purificatore per prepararli alla loro nuova vita insieme. I due pronunciavano le loro promesse sacre muovendosi all’interno del cerchio.
Infine si incontravano di nuovo davanti al fuoco, insieme, e si scambiavano dei doni: lei gli donava una spiga di grano a simboleggiare fertilità e prosperità, la promessa di una loro famiglia, lui una piuma di aquila reale, come simbolo di onestà, verità e rispetto.
Infine si legavano a vicenda per la mano sinistra a simboleggiare la loro unione di fronte a tutti.
A seguito della cerimonia, l’intera tribù fumava insieme, festeggiava con musica, danze e racconti di vita matrimoniale.
Tra gli Algonquin non avveniva la legatura delle mani, ma piuttosto i due sposi reggevano la piuma dell’aquila reale mentre pronunciavano le loro promesse sacre, chiamando così a testimone direttamente il grande spirito.
Tra i Cherokee e i Pueblo si utilizzava anche il rito del vaso: uno speciale manufatto confezionato per l’occasione dalla famiglia dello sposo. Era fatto con due beccucci a simboleggiare le due individualità singole, ma uniti in un unico corpo da cui i due avrebbero bevuto durante la cerimonia sacra l’acqua benedetta.
Uno dei più famosi riti matrimoniali dei Nativi Americani è sicuramente quello della coperta sacra, comune tra i Cherokee.
Durante la cerimonia davanti alla tribù, la coppia veniva ammantata dalle madri dei due di una “blue blanket” che in italiano inevitabilmente non può rendere il gioco di parole: era una sorta di coperta della tristezza, per quella che era la loro vita prima del matrimonio. Poi il sacerdote e i testimoni tolgono la coperta della tristezza per ammantarli con una coperta bianca, a suggellare la loro unione e l’augurio di una vita felice insieme.
Le coperte in questione tipicamente in patchwork sono di una bellezza disarmante con tutti quei colori, così tipici della cultura nativa americana.
Un ultimo rito interessante è il rito dei tre fuochi sacri, che a me ha ricordato moltissimo il rito della luce che i miei sposi mi chiedono molto spesso.
Infatti il rito dei tre fuochi consiste in un grande fuoco centrale e altri due più piccoli e mobili posti uno a nord e uno a sud, che bruciano tipi di legna diversi.
Prima di tutto la coppia viene aspersa con il fumo della salvia, per purificarli e per far giungere più facilmente le preghiere dei due al dio. Dopodiché, la sposa da nord e lo sposo da sud, portano i loro fuochi individuali al grande fuoco centrale ove li uniscono consacrando così la loro unione.
Tra i vari riti di matrimonio tra i Nativi Americani, anche quelli di cui non ho potuto raccontarti qui, si trovano tantissimi elementi comuni, come per esempio la figura del cerchio sacro, a rappresentare proprio il senso di accoglienza all’interno della famiglia; il fuoco simbolo sacro e di diretto collegamento con la divinità, così come la salvia, che purifica la coppia per prepararla al nuovo inizio. La salvia non solo purifica ma allontana anche gli spiriti maligni, la sfortuna e l’infelicità.
Possiamo infine dedurre che nella ritualistica nativa americana ci sia sempre un legame con la natura, e la presenza dei quattro elementi come connessione con lo spirito della Madre Terra.
Ti ho scritto del matrimonio nella cultura Nativa Americana sempre utilizzando il passato, perché ovviamente le usanze native sono cambiate nel tempo, anche e soprattutto per la tragica influenza che ha avuto la cultura occidentale su queste popolazioni.
Però, e mi pare evidente, a differenza dei vichinghi per esempio, di cui ti ho parlato in questo articolo, non stiamo parlando di una cultura morta e passata.
La cultura Nativa Americana è più viva che mai, capace di rialzarsi sempre dalle proprie ceneri e di sopravvivere agli incredibili soprusi che ha subito, ai quali non si deve aggiungere l’appropriazione culturale di usanze e riti se non profondamente sentiti nell’anima e nella propria quotidianità.
Non si tratta infatti solo di un’estetica estremamente affascinante, ma di una cultura meravigliosa e piena di sfaccettature la cui scoperta non può fare altro che arricchire ciascuna di noi.
Per questo credo che sia sempre fondamentale ispirarsi alla cultura o all’estetica che risuona dentro di noi, lasciare che ci accrescano profondamente, ma al tempo stesso rivisitarle in modo che creino armonia con la vita e le storie dei miei sposi.
Grazie per aver letto questo articolo,
spero ti sia stato utile!
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A presto,
Caterina