Io e il mio team siamo state a The love affair, il principale evento dedicato al mondo del wedding non convenzionale in Italia.
Si tratta di un weekend dedicato al settore dei matrimoni, dove sposi, wedding planner e fornitori in generale possono trovare ispirazioni, scoprire i nuovi trend e soprattutto possono avere la possibilità di instaurare nuove connessioni con i professionisti del settore.
Ogni anno si cambia tema, e quindi moodboard ed ispirazione, oltre che luogo in cui la fiera prende vita.
Quest’anno l’ispirazione della fiera era la dolce vita italiana, con focus particolare sul valore dell’artigianalità del made in Italy.
Ed in questo articolo voglio raccontarti un po’ di cosa abbiamo trovato alla fiera di quest’anno, il tutto sempre un po’ filtrato dal mio punto di vista.
Fin dall’inizio della mia carriera, mi sono sempre trovata un po’ stonata in questo mondo, per poi rendermi conto semplicemente che mi piacevano cose diverse, e che il mio punto di vista non è l’unico un po’ alternativo, ma che anzi con il mio lavoro andavo a rispondere a delle necessità anche di altri.
In questi ultimi anni ho conosciuto molte coppie, ma anche molti fornitori, che vedono le cose in modo alternativo, che cercano qualcosa che risuoni meglio con le loro personalità, che risponda a quelle esigenze, sempre ritenute diverse, sempre considerate un po’ più strane rispetto alla media.
Il mio punto di vista è per questo migliore o peggiore?
No, è soltanto un punto di vista, e credo sia gratificante e rassicurante sapere che possiamo pensare come ci pare, creare un matrimonio attingendo a suggestioni e gusti tra i più diversi, garantendo sempre originalità e unicità in un mondo in cui il valore fondamentale sta proprio nel saper raccontare le storie di ogni coppia di sposi senza mai ridurla a una produzione in serie.
Perché questa lunga premessa?
Perché se non mi conosci ancora abbastanza bene, mi sembra questa un’ottima occasione per darti modo di scoprirmi e scoprire il modo in cui lavoro, tanto più che mi sembra d’obbligo contestualizzare i miei commenti a tutto ciò che ho visto alla fiera, che saranno sempre pilotati dal mio punto di vista unusual, così come il mio lavoro.
Partiamo dunque dal principio, dal tema che ha condotto tutta l’ispirazione di quest’anno: la dolce vita italiana.
Un tema che può essere ben esemplificato nella domanda: come un americano si aspetta un matrimonio in Italia?
Un tripudio quindi di mare cristallino, masserie, limoni dal giallo sgargiante, foglie di ulivo, uva verde e rose bianche. Ma l’Italia è davvero tutta qui?
Per certi versi mi è sembrata un’occasione non del tutto sfruttata, una narrazione limitante di un paese così pieno di sfaccettature. Dopotutto se non ci è bastata la Venere influencer del Ministero della Cultura perché dovrebbe bastarmi questo per raccontare la nostra terra?
È vero, l’Italia è la costiera Amalfitana, sono le masserie in Puglia ed è tutta l’estetica Toscana, e sì, anche Vacanze Romane con tanto di gelato, giri in motorino sotto al colosseo, o un bel piatto di pastasciutta.
Ma quanto si poteva osare di più?
Per fortuna qualcuno non solo ha provato ad uscire un po’ dalle righe, ma ci è anche riuscito.
E così ho assaporato il profumo dei tortellini di Piazza Grande a Bologna, ho scoperto la creatività di un collettivo che ha messo insieme il meglio dei cliché della musica e dell’arte italiana creando qualcosa di completamente nuovo, e infine ho scoperto anche l’artigianalità di Milano, che non è fatta solo di lusso, finanza e velocità, ma anche di un processo lento e curato come quello della creazione delle fedi.
Ed è probabilmente questo il punto che ho apprezzato di più dell’intero evento: quando si parla di made in Italy per fortuna si parla di attenzione all’artigianalità, dall’intagliatrice del legno all’orafa finanche alla sarta.
La creazione lenta e unica di un oggetto ha un valore sconfinato, impossibile da scambiare con la produzione in serie, sia quando si parla di qualcosa di tattile, concreto, che si può tenere tra le mani, sia quando si parla di creatività, declinabile nel wedding design, nel flower design ma anche nella fotografia di reportage.
Non doveva essere facile prendere un tema così esasperato come lo stereotipo dell’Italia nel mondo e renderlo unico e personale, ma qualcuno ci è riuscito e sono molto felice di aver scoperto alcune realtà con cui potrebbe essere molto interessante in futuro lavorare.
Quindi, in breve, quali sono i trend e le ispirazioni per questa stagione 2024?
Sicuramente la grande attenzione alla personalizzazione, sia con materiali più economici, come la carta, la stampa 3D, sia a livelli di budget più alti, più lussuosi potremmo dire, come delle bomboniere create appositamente per ciascun ospite, attraverso per esempio il bar à parfum, o la coccola durante la festa del matrimonio con il gelato artigianale.
Le possibilità di creare delle fedi che vadano incontro ai diversi desideri degli sposi: non più solo la fede classica, nei tre diversi colori di oro giallo, bianco e rosa, ma anche fedi martellate, abrase e modellate a fuoco, o ancora incise esternamente oltre che internamente, con la pietra preziosa a vista o incastonata all’interno così che sia un segreto intimo tra gli sposi; opache o lucide, lisce o più grezze.
O fedi che riprendono diverse simbologie, come il nodo celtico, volute greche o le mani del Claddagh ring. Ho avuto modo di riscoprire ancora una volta le diversissime possibilità in cui si può realizzare l’anello della vita, che non può essere ridotto a una banale scelta di colore e dimensione (te ne avevo parlato in questo articolo un po’ di tempo fa).
Sicuramente ho colto delle buone ispirazioni da rielaborare, come per esempio la parte grafica o l’utilizzo di pattern, o ancora diverse combinazioni di mise en place, con piatti parlanti o candele artigianali.
L’attenzione alle candele è sicuramente stata molto interessante, soprattutto quando combinata con composizioni floreali di cui la candela può essere un ottimo completamento.
Ovviamente, ma questo non può stupire, non ci sono stati esempi di matrimonio alternativi se non la cerimonia religiosa o quella civile: il rito simbolico che oggi sta prendendo sempre più piede in Italia era un concetto completamente assente dall’evento, una mancanza un po’ importante, sia per gli sposi che magari dovrebbero conoscere questa possibilità, sia per le wedding planner che se ne occupano come me.
In generale forse mi sarebbe piaciuto vedere qualcosa di incentivante in maniera diversa, qualcosa che non perpetrasse lo stereotipo del matrimonio all’italiana, al di là quindi della sola Puglia e Toscana.
Tuttavia non è stata un’occasione sprecata per tante ragioni: da una parte la capacità di questo evento di mettere in contatto le realtà più diverse, di farle conoscere tra loro per creare nuove sinergie e nuove ispirazioni che danno vita a creatività sempre diverse e interessanti.
E poi sicuramente The love affair rimane per me uno stimolo a rielaborare l’estetica, e continuare il mio lavoro nella ricerca di una strada per chi non si sente conforme alle linee guida, per chi vive una vita al di fuori dei margini.
Grazie per aver letto questo articolo,
spero ti sia stato utile!
Se vuoi approfondire come posso aiutarti,
puoi prenotare una consulenza conoscitiva gratuita con me
scrivendomi sui social, su whatsapp o per mail.
Trovi tutti i miei contatti qui.
A presto,
Caterina