Gocce d’oro che stillano da corni antichi, dolcezza e sapore ancestrale: c’è davvero qualcosa di magico nel rito dell’idromele che ci riporta a un mondo antico.
Lo sapevi che era ritenuta la bevanda degli dei? Ma non solo, è anche profondamente legata al matrimonio tanto da rappresentarne uno dei possibili riti simbolici.
L’idromele è una bevanda alcolica prodotta dalla fermentazione del miele.
Si ritiene che sia stata la prima bevanda alcolica creata dall’uomo, la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Insieme alla birra era sicuramente la bevanda alcolica più consumata nel mondo antico, soprattutto tra i popoli nordici, ma non solo: Sumeri, Egizi, Fenici, Greci, Romani ne erano grandi produttori e consumatori, e la ritenevano la bevanda degli dei perché derivata da due elementi purissimi: l’acqua e il miele.
L’idromele è sempre stato estremamente interconnesso con il matrimonio, tant’è che per tradizione si regalava alla coppia di sposi tanto idromele da bastare per un’intera luna dopo la celebrazione del matrimonio, per favorire felicità, forza, fertilità e ovviamente per concepire un maschio (non dimentichiamoci che la maggior parte dei popoli antichi era estremamente patriarcale), e da questa usanza deriva l’espressione “luna di miele”.
Il rito dell’idromele è uno dei miei riti simbolici preferiti perché è estremamente versatile e ben si presta ad essere integrato con altri riti, eventualmente sia simbolici che ufficiali.
Proprio per questa sua versatilità è un rito perfetto per essere personalizzato e modificato in base alle necessità e ai gusti degli sposi. Tuttavia per ben modificare e soprattutto per sceglierlo con consapevolezza, è fondamentale conoscerlo così come era nella sua versione originale e scevra da troppe contaminazioni (per quanto possibile, ovviamente).
Il rito dell’Idromele prevede essenzialmente che gli sposi bevano da una stessa coppa o corno la preziosa bevanda.
Io suggerisco di fare tre sorsi a testa, porgendosi il recipiente reciprocamente. Una volta che la sposa avrà concluso il suo terzo sorso il legame sarà suggellato agli occhi degli dei e della comunità.
Come ben sai, il tre è il numero della completezza, un numero magico trasversale a diversissime culture, e il miele è sempre stato qualcosa di sacro, prodotto esclusivamente dalla natura. L’idromele stesso nasce dal contatto del miele con l’acqua, che può avvenire anche spontaneamente senza l’interferenza dell’uomo, ed è forse anche a questo che si deve questa sua sacralità.
Il rito è ovviamente molto semplice e di sicuro impatto, e proprio per questo lo si può integrare facilmente con altri riti, come l’Handfasting di cui ti ho parlato qui o come la Pietra del giuramento, esattamente come hanno fatto Amrita e Andrea per il loro matrimonio (ti ricordi? Te l’ho raccontato qui).
Ma non pensare che sia un rito che si possa realizzare esclusivamente in ambito simbolico.
Ci si può organizzare infatti perché possa essere integrato anche con i riti a valore ufficiale, con il benestare dell’autorità celebrante.
E considera che se lo vuoi mantenere come rito principale del tuo matrimonio, lo si può enfatizzare con voti, letture o canzoni, costruendolo in modo da valorizzare ulteriormente il momento in cui lo realizziamo.
Una delle cose che mi piace di più è che ci si può organizzare anche in modo da coinvolgere i vostri ospiti nella partecipazione a questo rito, preparando per esempio dei bicchierini o fialette anche per loro, così da poter brindare alla fine della cerimonia e sancire insieme alle persone che più vi amano la vostra unione.
Grazie per aver letto questo articolo,
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A presto,
Caterina