Nel canto V dell’Inferno della Divina Commedia, Dante ha probabilmente scritto una delle pagine più tormentate, romantiche e passionali della storia della nostra letteratura, tramandandoci la tragica vicenda di Paolo e Francesca,
che in me non può che risuonare in questo periodo uggioso ispirando il design per un matrimonio altrettanto romantico e passionale (magari il tragico lasciamolo da parte).
Ma se non sei un’appassionata di tragiche storie d’amore e poemi di 700 anni fa (cosa del tutto comprensibile), meglio fare prima un ripasso di questa storia.
Dante nel V canto dell’Inferno colloca il cerchio dei lussuriosi, ed in particolare incontra le anime di Paolo e Francesca, protagonisti di un tragico fatto di cronaca dell’epoca, che fece molto scalpore già a quel tempo.
Francesca da Polenta era sposata con Gianciotto Malatesta per matrimonio combinato, come si usava all’epoca. I due vivevano insieme alla famiglia di lui nel castello di Gradara (ancora oggi visitabile nella provincia di Pesaro-Urbino).
Avendo la stessa età e le stesse passioni, Francesca prese a trascorrere molto del suo tempo insieme al cognato, Paolo Malatesta.
Dante ci racconta che i due per un lungo periodo si intrattennero leggendo libri della biblioteca del castello, e in particolare della storia di Re Artù, Ginevra e Lancillotto.
Finché un giorno lessero di quel bacio adultero di Ginevra e Lancillotto, e della passione che travolse i due protagonisti dell’opera. Allo stesso modo Paolo e Francesca si lasciarono andare ai loro sentimenti e, come ci racconta la stessa Francesca: «Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse: quel giorno più non vi leggemmo avante».
Purtroppo però Gianciotto non fu clemente come Re Artù nel romanzo e, quando scoprì la tresca, uccise i due amanti tra le mura del castello, senza pietà alcuna: un gesto terrificante che già all’epoca creò scandalo e disgusto in tutta la Penisola.
Non proprio un lieto fine a cui ispirarsi per dare vita a un matrimonio, potresti pensare, eppure la loro storia d’amore ha attraversato il tempo e lo spazio, assicurandosi l’immortalità e, come ti dicevo, nella mia mente questa storia, insieme all’intero concetto di Inferno Dantesco, crea un cortocircuito interessante che potrebbe avere del grande potenziale se volessimo dargli forma.
Partiamo dai colori.
Quando si parla di Dante il primo colore che ci viene in mente è quella sua veste rossa che vediamo in ogni ritratto che lo raffigura. Tolto il fatto che non è che Dante se ne andasse in giro vestito in quel modo, il rosso è immediatamente caratterizzante del Poeta. Ma non solo. Anche se pensiamo all’Inferno i primi colori che il nostro istinto ci suggerisce sono le sfumature del rosso, rosso come le fiamme, rosso come il sangue. Infine con Paolo e Francesca ci troviamo nel cerchio dei lussuriosi, ed è la passione quel vortice che si trascina tutto e tutti dietro senza lasciare scampo. E il colore della passione è il rosso, un rosso sanguigno, scuro, pieno e vivido, un rosso che sa di peccato ma anche di vita.
Quindi il rosso nelle sue sfumature più sanguigne potrebbe essere il nostro colore chiave, ma va usato sempre con parsimonia, perché è un colore così importante e travolgente che facilmente diventa troppo (e anche un po’ pacchiano). Quindi rosso nei dettagli che potremo vedere in seguito, o comunque mitigato da altri colori.
Se pensiamo sempre all’Inferno forse ci può venire in mente il nero, perché lo associamo al buio e al pericolo ma, a parte che associare due colori così forti può davvero essere un po’ troppo, dobbiamo anche ricordarci che Dante già di suo ci suggerisce molti dettagli:
da bravo scrittore infatti crea un’estetica molto precisa dell’aldilà, come per esempio il fatto che all’Inferno faccia estremamente freddo e in molti luoghi l’atmosfera sia per l’appunto glaciale.
E quindi ecco che ci salta fuori l’azzurro, o più in generale il blu con le sue sfumature, oltre al fatto che termina ogni cantica con un riferimento al cielo stellato “e così uscimmo a riveder le stelle”.
Il blu dunque, e il rosso, e non dimentichiamoci il colore della purezza, dell’amore candido e innocente, quell’amore ingenuo di cui possiamo immaginare ammantata anche Francesca prima di cedere alla passione carnale, e di cui sicuramente è illuminata la donna amata da Dante stesso: Beatrice.
Consolidati i colori della palette di questo matrimonio ispirato a Dante e a Paolo e Francesca, dovremmo pensare all’atmosfera e di conseguenza anche alla location.
Trattandosi di Inferno, ci vedrei davvero molto bene ambienti chiusi in questo periodo tra l’autunno e l’inverno, assolutamente perfetto per ricreare quelle atmosfere un po’ buie e sicuramente molto intime.
Che siano location storiche o meno, possiamo andare a ricreare quell’atmosfera un po’ Infernale attraverso tanti piccoli dettagli.
Le candele per esempio, che per quanto mi riguarda in questo caso possono davvero farla da padrone, utilizzando i fiori solo per qualche dettaglio importante, ma per esempio escludendo pure questi ultimi dall’allestimento dei tavoli, un po’ come abbiamo fatto per il matrimonio di Gaia e Davide (se non te lo ricordi lo trovi qui).
I fiori invece, scegliendoli nella nostra palette che spazia tra il rosso sanguigno al blu notte, possiamo utilizzarli per accompagnarli al tableau, alla postazione delle bomboniere ed altri spazi di dettaglio come per esempio la zona del photobooth, oltre che ovviamente la zona del rito.
E anche qui non tralascerei le candele, o meglio, i ceri di diverse dimensioni posizionati su candelabri di legno o di stagno, che devono trasmettere davvero un’atmosfera di intimità e calore, mentre tutto il resto sfugge.
Quale rito simbolico organizzerei per un matrimonio ispirato a Dante e a Paolo e Francesca?
Il primo che mi viene in mente è il rito della luce, ma potremmo anche sforzarci di essere più innovativi, magari con il rito della rosa, o della capsula del tempo, o ancora con il rito del vino, rosso ovviamente e sufficientemente peccaminoso da essere coerente con tutta l’atmosfera che stiamo ricreando.
Ritornando alla questione tableau de mariage possiamo immaginarci due diverse possibilità: o giochiamo con le parole di Dante, e quindi ricreando una pagina manoscritta dove ai vari peccati corrispondono i tavoli del tuo matrimonio, oppure giochiamo con le atmosfere infernali e con la storia di Paolo e Francesca nel cuore del basso Medioevo, e quindi ricreando un arazzo nei colori della nostra palette con miniature e immagini dei due amanti.
Utilizzerei poi il libro, che è l’elemento incriminante della loro storia d’amore, come oggetto decorativo anche sui tavoli, insieme alle candele, e quindi volendo anche nel tableau.
O ancora, allontanandoci da Paolo e Francesca, ma tenendo ben presente l’Inferno di Dante, un grande arazzo a forma di porta parlante (hai presente la celebre frase “Abbandonate ogni speranza o voi che entrate”?), che indichi ovviamente ai tuoi invitati dove trovare il proprio posto.
E coerentemente con l’idea prescelta tra queste andiamo ad organizzare anche la mise en place.
Partiamo dalle certezze: sicuramente mi immagino un tovagliato scuro, in blu o in alternativa il tavolo nudo in legno scuro con un runner blu che corre per tutto il tavolo. Candelabri con candele e ceri di forme diverse come centrotavola per rendere tutto l’ambiente caldo, intimo e anche un po’ infernale. E poi utilizzerei questa occasione per creare dei sottopiatti personalizzati, riprendendo l’ispirazione, e che poi gli ospiti che vorranno potranno portarsi a casa.
Per un matrimonio del genere, ispirato a queste atmosfere infernali, ne approfitterei per ricreare un angolo photobooth davvero unico, utilizzabile ovviamente anche per il setting del taglio torta. Come per esempio candelabri, ceri e candele, fiori scuri, magari delle pentole senza coperchio, un divano in pelle che mi ricorda tanto Lucifer, luci al neon se volessimo renderlo un po’ più pop, o pagine di libri ingiallite se sei una sposa più classica e romantica.
E a proposito di stile della sposa, possiamo ora venire al look.
Siamo all’Inferno sì, ma soprattutto stiamo parlando di un amore travolgente e senza tempo: per questo, per quanto di solito tenda a consigliare di spaziare con i colori degli abiti, in questo caso per la sposa resterei sul bianco, sullo champagne o sull’avorio, magari osando un po’ di più con un degradé colorato nei toni del matrimonio al fondo della gonna. Userei tessuti leggeri e fluttuanti, o comunque non troppo strutturati, e trattandosi di periodo freddo opterei anche per coerenza per la manica lunga e magari osando un po’ di più con una mantella al posto del velo.
Per lo sposo consiglierei di giocare proprio con i dettagli in bordeaux su un completo scuro come blu o grigio, oppure viceversa, se il tuo sposo si sente ben ispirato da un completo bordeaux.
Infine oltre al servizio fotografico canonico dopo la cerimonia, consiglierei anche uno shooting notturno, illuminato da candele e ceri, dove insieme illuminate la notte stellata.
E tu come immagineresti un matrimonio ispirato a questa grande storia d’amore e all’Inferno di Dante?
Eccoti qualche ispirazione visiva nella bacheca Pinterest che ho preparato per te, clicca qui per vederla.
Grazie per aver letto questo articolo,
spero ti sia stato utile!
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A presto,
Caterina