Da vero sadico e maestro della narrazione, George R.R. Martin ci ha regalato al finale della terza stagione di Game of Thrones una delle scene più truculente, dolorose e ben sviluppate di tutta la saga: le nozze rosse.
Ma cosa si cela dietro questa storia? Esiste una verità fatta di matrimoni e massacri?
Ebbene sì, e se già conoscete le fonti di ispirazioni del buon vecchio Martin, non demordete: alla fine dell’articolo vi aspettano delle nozze rosse tutte italiane!
Prima di tutto partiamo dalle fonti di ispirazione delle Nozze Rosse di Game of Thrones. Ma vi dirò subito la verità: io per prima sono rimasta molto delusa quando mi sono resa conto che Martin non si è ispirato a un vero matrimonio (anche se in effetti è stato meglio così), ma a due fatti in cui la sacralità dell’ospite è stata tradita da barbarie, violenza e crudeltà.
Da grande appassionato delle cronache scozzesi, George R.R. Martin non ha saputo resistere a quel fascino fatto di sale di pietra, caminetti accesi e paesaggi misteriosi al di fuori delle mura.
La prima strage risale al 1440 ed è passata alla storia come La Cena Nera.
I Douglas erano un’importante famiglia scozzese, il cui erede era il giovane William, sesto conte di Douglas. La sua influenza, quella del fratello più giovane David, e in generale del Clan Douglas, destava la preoccupazione del Lord Cancelliere Sir William Crichton, reggente per conto del re bambino Giacomo II di Scozia.
A quei tempi e in quelle terre, ben si sa che non si andava molto per il sottile, tuttavia infrangere la sacralità dell’ospite restava un’azione terribile e disumana, anche se Tywin Lannister non sarebbe d’accordo.
In ogni modo, il Lord Cancelliere invitò i due conti a una cena in loro onore al Castello di Edimburgo.
Durante la cena venne servita a William la testa mozzata di un toro nero: il simbolo della morte che sta per abbattere la sua scure.
I due non ebbero modo di fuggire: vennero presi e trascinati nel cortile del castello, dove vennero decapitati senza pietà.
Il secondo riferimento cui attinge Martin viene sempre dal passato scozzese.
Era il 1692 nelle Highlands, e per la precisione a Glencoe, da cui questo massacro prende il nome.
Guglielmo III di Inghilterra era intento a sottomettere i nobili clan scozzesi e ad acquistarne (o requisirne) le terre. In particolare, il clan McDonald resisteva alle pressioni.
Il Clan Campbell, rivale storico dei McDonald, indusse la famiglia a invitarli a entrare, a godere della tipica ospitalità scozzese, a gozzovigliare, bere e festeggiare tra musica e buon cibo. Come di consueto, dopo i festeggiamenti, i membri del clan Campbell vennero invitati a fermarsi a dormire al castello McDonald.
Di vedetta sulle torri del castello, aspettarono il segnale che il re dava l’ordine definitivo: un segnale dalla roccia che oggi prende proprio il nome di Signal Rock.
Il clan Campbell sgozzò e uccise coloro che li avevano ospitati, dannandosi l’anima ma guadagnando il favore del re.
Ebbene, due stragi terribili, eppure vorrei dire al caro Martin che se di nozze rosse voleva parlare, doveva cercare la sua ispirazione in terra italiana, al tempo in cui anche i protagonisti di Game of Thrones sarebbero impalliditi per la crudeltà ed efferatezza (sì, anche Cersei Lannister).
Anno Domini 1500, in Umbria, e in particolare a Perugia.
Prima che il potere papale vi si imponesse completamente, esisteva una famiglia che ne determinava il destino: la famiglia Baglioni.
Nel mese di giugno, il rampollo della famiglia, Astorre Baglioni, convolava in sontuose nozze con la bella Lavinia Colonna, erede di una delle famiglie più potenti della capitale.
Il matrimonio sarebbe stato magnifico: 12 giorni di ricchezza e sfarzi per tutta la città. Quand’ecco che fin dalla prima notte, una terribile tempesta si abbatté su tutti gli allestimenti, le giostre, i giochi e le meraviglie che erano state organizzate (l’incubo di ogni Wedding Planner e, secondo alcuni dell’epoca, un oscuro presagio di quel che sarebbe accaduto).
Tuttavia, con la stoica resilienza di tutte noi che organizziamo i matrimoni, l’indomani tutto venne ricostruito e la festa grandiosa potè procedere, ignara tuttavia che il demone della discordia che da tempo serpeggiava nella famiglia Baglioni si sarebbe scatenato in tutta la sua terribile furia.
Tutto partì da un piano di Giulio Cesare da Varano, signore di Camerino, che come ogni cattivo che si rispetti organizzò tutto, ma sembra che non mise mano alla spada. Sobillò il nipote Carlo, e altri parenti minori dei Baglioni, e fece in modo di assoldare dalla sua parte anche il Grifonetto, nipote del patriarca dei Baglioni, convinto con lo spettro della gelosia esattamente come nell’Otello di Shakespeare.
Il piano si realizzò nell’ultima notte dei festeggiamenti.
Gli uomini di Grifonetto attaccarono il bastione ove i Baglioni dormivano e amoreggiavano ubriachi, impedendo la fuga a tutti i sopravvissuti. Astorre combatté nudo con il Grifonetto e i suoi uomini, la giovane sposa Lavinia Colonna perse la vita facendo da scudo al marito, che comunque venne trafitto e perse la vita tra le braccia della madre accorsa troppo tardi.
Una terribile storia che sarebbe stata vendicata da quell’unico superstite della famiglia, Giovan Paolo, fuggito rocambolescamente per una finestrella.
E queste sì che sono delle nozze davvero rosse!
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Caterina