Non c’è civiltà tanto affascinante quanto quella dell’Antico Egitto.
Si sa moltissimo del culto dei morti, delle tecniche di bellezza, o di tutto il culto magico religioso che perdura ancora oggi in società pagane e segrete. Ma come funzionava il matrimonio nell’Antico Egitto?
Ecco, di una civiltà di cui si sa così tanto sulla morte, rimane avvolto dal mistero moltissimo delle pratiche che si celebravano per i vivi.
Infatti il matrimonio era un fatto estremamente privato che non si celebrava con cerimonie particolari o riti suggestivi, ma si svolgeva semplicemente tra le parti, anche se qualcosina di sufficientemente interessante da arrivare fino a noi c’è.
Partiamo dall’inizio.
Il matrimonio tra i due ragazzi veniva di solito concordato tra il padre della sposa e il padre dello sposo, in tempi più recenti direttamente con lo sposo.
L’età dei due poteva variare, ma di solito la sposa doveva avere almeno 12 anni e lo sposo 15. E sarebbe giusto considerare queste età alla luce del fatto che nell’Antico Egitto si viveva in media sui 30-35 anni.
Prima dell’ufficializzazione del matrimonio si stipulava un contratto di obbligazioni, doveri (economici per lo più) per cui il marito doveva provvedere alla moglie.
In questo frangente avveniva anche uno scambio di beni tra i due: di solito il padre della sposa provvedeva a un dono economico ingente da consegnare al marito e una serie di beni della sposa come cosmetici, gioielli e abiti di cui poteva disporre anche il marito.
Lo sposo provvedeva anche lui a un dono che rimaneva nei beni della moglie, usanza che può ricordare vagamente anche il morgingab, il dono del mattino del matrimonio vichingo di cui ti ho raccontato qui.
Oltre a questo, per ufficializzare l’accordo, non erano necessari rituali religiosi particolari, neanche per i Faraoni: era sufficiente che la donna si trasferisse a vivere con lo sposo in maniera pubblica, di solito con una processione di amici, parenti e compaesani che accompagnavano la donna o entrambi gli sposi nella loro nuova casa.
Fatto questo, il matrimonio era effettivamente ufficiale.
Ma quando le cose sembrano così semplici, probabilmente non lo sono.
Infatti nell’Antico Egitto, era assolutamente valida la poligamia: di solito si designava una moglie preferita, che era colei che aveva l’onore e l’onere di perpetuare la dinastia (cosa assolutamente fondamentale), ma era possibile avere anche altre mogli, oltre che un harem di donne ammesse nel contesto domestico.
Questo era possibile per chi se lo poteva permettere, perché era sempre dovere del marito mantenere tutta la famiglia.
L’incesto era largamente applicato nella dinastia regnante, per mantenere quanto possibile la linea di sangue pura, mentre era proibito tra i nobili e le classi inferiori.
Anche il Faraone aveva più mogli, ma proprio per la questione della linea di sangue e per tutelare l’eredità, spesso la moglie principale era la sorella o, molto più di rado e in casi davvero straordinari, la figlia (ecco, questo è ancora più cringe, comunque niente che non abbiamo visto anche in Game of Thrones).
Per esempio, la celebre Cleopatra era una delle due mogli di suo fratello Tolomeo XIII, l’altra era la sorella Arsinoe e tutti insieme si supponeva che governassero l’Egitto.
Poi qualcosa andò storto, ossia che Arsinoe e Tolomeo tradirono Cleopatra senza fare i conti con la sua intelligenza e la sua capacità di far innamorare di sé niente meno che Giulio Cesare: ma questa è tutta un’altra storia.
In ogni modo, che fossero Faraoni o nobili, dopo la stipula del contratto prematrimoniale, lo scambio di doni e il trasferimento in una nuova casa, si poteva finalmente banchettare in onore dello sposalizio.
I mariti più romantici donavano alla propria moglie in questa occasione un oggettino che avrebbe fatto la storia dei matrimoni, iniziando proprio in questa cultura: un anello.
L’anello dalla forma perfetta, circolare, senza fine e senza inizio, rappresentava perfettamente quello che era il matrimonio, anche se, va detto, il matrimonio nell’Antico Egitto si poteva interrompere tramite il divorzio, che prevedeva tra l’altro la restituzione dei beni alla donna o un mantenimento.
In ogni modo questo anello poteva essere fatto in diversi materiali: oro, metalli preziosi e non, legno o anche in pelle di serpente, e veniva indossato all’anulare sinistro perché, da bravi conoscitori dell’anatomia umana (chi meglio di loro che con la mummificazione si erano fatti una cultura) credevano che quella vena che passava per l’anulare arrivasse dritta al cuore.
Cosa ti ricorda questa usanza?
Ebbene, a quanto pare sono 6000 anni che esiste l’usanza della fede nuziale, per cui dobbiamo guardare alla grande tradizione orafa dell’Antico Egitto. Anche se ovviamente è mutata e trasformata nell’arco dei millenni e dei secoli.
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Caterina